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Il divorzio breve, modello francese e riflessioni italiane

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E poi ci ritrovammo a parlare di lui, di lei, di quell’unione ormai lontana. Eppure io me lo ricordo ancora quel giorno, la loro promessa, i fiori, i sorrisi, le aspettative. E poi… e poi come tanti li rividi essere sempre più lontani pur vivendo sotto lo stesso tetto. E mentre, in parlamento la commissione Giustizia della Camera ha ottenuto un via libera unanime al testo base che riguarda il divorzio breve,  ho cercato di capire se a loro potessero bastare i tre anni per arrivare a poter dire: “si, lo voglio, voglio divorziare!”.

Se ne parla da un bel pò di anni ma ora il “divorzio breve” si sta avviando a essere una realtà, il testo base prevede che il divorzio breve debba  intercorrere a «dodici mesi dal deposito della domanda di separazione», mentre oggi servono tre anni. Nell’attuale proposta le separazioni consensuali dei coniugi, in assenza di figli minori, il termine «è di nove mesi». Innovazione importate è il fatto che la decorrenza del tempo non parta dalla prima udienza di fronte al presidente del Tribunale, ma dal deposito della domanda di divorzio. Il testo prevede poi, all’articolo 2, che in caso di separazione personale, «la comunione tra i coniugi si sciolga nel momento in cui, in sede di udienza presidenziale, il presidente autorizzi i coniugi a vivere separati». Questa proposta di legge andrebbe a snellire le cause pendenti che rallentano i tribunali  permettendo l’applicazione di procedure alternative. Il modello di riferimento è quello francese, che vede, l’introduzione della procedura di negoziazione cogestita dagli avvocati delle parti, volta al raggiungimento di un accordo conciliativo rapido.

Ripensando a loro ho raggiunto la consapevolezza che abbiamo il bisogno di fermarci a riflettere. Parlare di divorzio breve, divorzio lungo, pone l’attenzione sul tempo di una futura divisione definitiva ma non ci pone domande sul come la nostra società voglia sostenere l’istituto del matrimonio.  Bisogna com-prendere questa esigenza, che non è, non può essere solo economica e che oggi è soprattutto un’esigenza sociale. Perché le coppie dovrebbero avere l’esigenza di arrivare al divorzio prima dei tre anni? Prima ancora dei “29 secondi”, come recitato da Gian Ettore Gassani , autore di ” I PERPLESSI Sposi”? Senza neanche provare ad intraprendere un percorso di mediazione?

Quello che auspico è che ci sia la forza la volontà di rimettere in discussione l’ordine delle cose, di rivalutare il valore simbolico del divorzio, i suoi perché e i sui percome. Ciò che è simbolico non può essere debellato riducendolo ad una semplice pratica burocratica.
La sfida del “per sempre insieme” dovrebbe essere garantita  da “un tempo” in cui mettersi in discussione. Tutte le crisi, anche quella matrimoniale, può essere un’opportunità per riconquistare un progetto di condivisione ormai archiviato. Quindi, a questo punto, più che di divorzio breve proverei a parlare di mediazione nei tempi necessari per ciascuna coppia; mediazione da non intendersi come via obbligatoria alla riconciliazione ma come scelta consapevole per arrivare, eventualmente, al divorzio nei tempi che ogni coppia può e deve concedersi.

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